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L'ONORE DEI PRIZZI
(PRIZZI'S HONOR)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 2 gennaio 1986
 
di John Huston, con Jack Nicholson Kathleen Turner, Anjelica Huston, William Hickey (Stati Uniti, 1985)
 
L'onore dei Prizzi non rimarrà forse nella filmografia di John Huston come il suo film più grande. Gli manca una componente fondamentale del cinema dell'autore di Giungla d'asfalto. Quel dono, invero un poco divino, di trascendere la realtà descritta: di trasformare delle storie e dei personaggi assurdi in paesaggi metafisici.

Succedeva nel 1979, quando Huston aveva settantatré anni, nello straordinario e poco frequentato Wise Blood. Ora Huston ha quasi ottanta anni, e ne L'onore dei Prizzi ritroviamo molte delle caratteristiche del suo cinema: i personaggi assurdi, naturalmente. L'umorismo graffiante che finisce col tradursi in osservazione sociale. E la scelta non solo di un personaggio, ma di tutta una serie, dominata da quel destino comune a tutti gli eroi hustoniani, il fallimento di un'esistenza guidata dall'avidità.

Questo pastiche dei film sulla mafia è impossibile da raccontare. Non solo perché fatto di capovolgimenti continui della situazione e della logica drammatica: ma perché proprio la logica stessa del film si costruisce sulla propria contraddizione. Nella quale ogni personaggio inganna l'altro, in un crescendo sfrontato che definiremmo perverso se non fosse più che altro divertito. Crescendo è probabilmente l'attributo esatto: perché L'onore dei Prizzi non si cura granché delle psicologie o dei messaggi. È come una partitura musicale che s'impone, progressivamente, per la propria organizzazione. Un'affascinante partita a scacchi che una perfetta sceneggiatura dapprima, ed una visione registica lucidissima, in seguito, svolgono mirabilmente sotto gli occhi stupiti dello spettatore.

Ma un film di Huston non assomiglia ad uno di Resnais: il calcolo, se esiste, si diluisce nel piacere del gioco. E nel fatto che il vecchio maestro si appoggia, come ogni erede della tradizione americana, sull'attore: se Jack Nicholson si lascia, come sempre, un po' troppo andare, Kathleen Turner è un'affascinante doppiogiochista, Angelica Huston la più umana, ed il vecchio padrino, interpretato in modo memorabile da William Hickey, uno spettacolo nello spettacolo.


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